Questa settimana all’Officina dei Compiti* di Associazione PuntoUno è successa una cosa interessante.
Le ragazze e i ragazzi che frequentano l’Officina non sono quelli che definiremmo “secchioni” o nerd. A scuola se la giocano come buona parte dei compagni: non impazziscono di gioia quando si trovano nell’edificio, in classe ci sono cose più interessanti da fare e da raccontare che sciropparsi l’ora con l’insegnante X o Y, spesso
l’attenzione è focalizzata sulla chat del cellulare, non si pongono l’obiettivo di ottenere risultati eclatanti. Cionondimeno, essendo ragazzini svegli e, ognuno a proprio modo, brillanti se la cavano. Ci siamo capiti, no?
“LA MATEMATICA È COME LA PASTASCIUTTA E VA MANGIATA TUTTI I GIORNI”
Immaginate tre di queste “lenze” sedute a un tavolone, intente a svolgere i propri compiti. C’è chi fa una mappa concettuale per scienze mentre commenta l’incontro con le amiche al pattinaggio (l’argomento di studio è l’apparato respiratorio e lo scambio dei gas, quindi il collegamento con un’attività di movimento è quasi scontato), chi si dedica alla stimolantissima pagina con gli esercizi di analisi logica (e qui non vi dico le soluzioni escogitate per limitare gli sforzi alla frase minima) e chi è alle prese con matematica. Ecco, matematica c’è sempre: puntuale e gradita come una cambiale o come il giorno delle tasse. La mia professoressa del liceo sosteneva: “La matematica è come la pastasciutta e va mangiata tutti i giorni”. E allora mangiamocela ‘sta pasta, non fosse che ogni compito sembra un trabocchetto che ti toglie una volta la forchetta, una volta il piatto, una volta la sedia. Che simpatica mattacchiona eh?
ARRIVA IL RISULTATO MA NON COINCIDE CON QUELLO DEL LIBRO. QUINDI COSA FA LA NOSTRA “LENZA”, CHE SAPPIAMO ESSERE SVEGLIA E BRILLANTE?
L’esercizio in questione è un problema di geometria. Tra una formula inversa e l’altra arriva il risultato, però… non coincide con quello scritto sul libro. È esattamente la metà. Quindi cosa fa la nostra “lenza”, che sappiamo essere sveglia e brillante?
Piazza un bel x 2, mettendosi a posto con la coscienza e con la volubile divinità della matematica. Ma noi siamo l’Officina dei Compiti e il problema di geometria riluttante diventa un caso alla Sherlock Holmes. I dati vengono esposti sulla lavagna bianca. La scienziata pattinatrice butta un occhio e afferma che con il teorema di Pitagora si risolverebbe in un baleno. Peccato che non si possa usare perché gli altri non l’hanno ancora affrontato.
Il neogrammatico impugna il pennarellone, scrive passaggi e calcola con il cellulare. Niente: il risultato è lo stesso della collega. Quindi? Anche lui piazza il suo bel x 2 a capocchia e torna in pace.
MI IMPUNTO E LI CONVINCO A SEGUIRMI IN UN’OPERAZIONE DI REVERSE ENGINEERING
Per loro la questione si chiude così. Obiettivo sbloccato, come direbbe l’Xbox. I loro cervelli avranno probabilmente rilasciato una piacevole scarica di endorfine, ma il mio no. Mi impunto e li convinco a seguirmi in un’operazione di reverse engineering (potremmo chiamarla più semplicemente prova, ma così è più ggiovane). Partendo dalla soluzione stampata sul libro, ripercorriamo al contrario tutti i passaggi e BAM! Con quei numeri, uno dei dati di partenza è sbagliato. Facciamola breve, si tratta di un errore di stampa. Il primo risultato dei ragazzi era giusto, con uno svolgimento impeccabile.
Da qui la domanda: perché quella visionaria moltiplicazione finale?
* Per chi ancora non lo sapesse, l’Officina dei Compiti è lo spazio creato dai pedagogisti di PuntoUno per i ragazzi delle scuole medie. È il luogo in cui questi giovani vengono indirizzati all’autonomia nello studio. È un ambiente sereno e motivante, dove possono mettere in atto strategie per studiare con meno fatica e più soddisfazione.
Max & il Team di Associazione PuntoUno